Recensione : Hosianna Mantra (Audio CD) HOSIANNA MANTRA è uno dei dischi di culto degli anni '70; dopo la sbornia 'cosmica', fatta di elettronica spinta, dei primi due album, Florian Fricke portò il gruppo su terreni elettroacustici rarefatti, dalla texture sonora preziosissima e molto più ricca di quanto la formazione e la strumentazione possano lasciar supporre. Il risultato fu un album impregnato di religiosità e misticismo, a cavallo tra sonorità europee e suggestioni indiane, come del resto il titolo denota benissimo. Il piano liquido e ispiratissimo di Fricke, la chitarra elettrica misurata e cristallina di Conny Veit e la voce purissima di Djon Yun, coadiuvate dall'oboe di Robert Eliscu, dal violino di Fritz Sonnleitner e dalle percussioni indiane di Klaus Wiese (unica nota esotica), dipingono (è il verbo adatto) un'opera sospesa, fuori dal tempo, mistica e riflessiva. Al tempo (1972) l'effetto fu quasi sconvolgente, ed ancora oggi, a 40 anni di distanza, HOSIANNA MANTRA risulta essere affascinante, coinvolgente ed emozionante. Purtroppo, i POPOL VUH, a dispetto della proverbiale rigorosità teutonica (ed anche della semplicità della orchestrazione e degli arrangiamenti) non realizzarono mai degli album impeccabili dal punto di vista sonoro, anzi tutte le loro incisioni sono nel migliore dei casi discretamente approssimative, a volte sembrando poco più che amatoriali: riverberi, distorsioni, posizionamento spaziale degli strumenti, poca pulizia nell'impasto sonoro segnano tutti i loro album. A peggiorare le cose ci si sono messi la SPV e lo sciagurato figlio di Fricke, il quale ha curato alla metà del decennio scorso la rimasterizzazione dell'intero catalogo dei VUH: la scelta è stata quella di 'spingere' il suono verso gli alti, forse per dare maggior brillantezza al suono; il risultato è stato di renderlo ancor più distorto, in certi passaggi persino sgradevole al limite dell'inascoltabile (almeno su impianti di un certo livello), anche se almeno HOSIANNA MANTRA si salva un po' (ma solo un po'). Da qui la stella in meno nel giiudizio. La migliore trasposizione in cd resta quella degli anni '90 della ZYX-OHR, purtroppo fuori catalogo e ormai quasi introvabile. A loro merito, le edizioni della SPV presentano una interessante serie di bonus tracks (sempre però di qualità sonora persino inferiore a quella degli album): in questo caso, la traccia aggiunta è la rarissima b-side AVE MARIA, davvero splendida e imperdibile (si tratta - ne ho il fondato sospetto - di una trascrizione da vinile). Un'ultima nota di demerito va al packaging, per la storica e ormai iconica copertina dalla bassa qualità di stampa.